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Tampone vagino rettale in gravidanza: guida completa all' esame vaginale, risultati e cosa fare in caso di esito positivo per streptococco

  • Immagine del redattore: Leandra  Maria Bianco
    Leandra Maria Bianco
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 19 min

Ecco le informazioni essenziali sul tampone vagino rettale in gravidanza:


Domanda

Risposta rapida

Cos’è

Un test microbiologico per rilevare lo streptococco beta emolitico di gruppo B (GBS).

Quando si fa

Tra la 36ª e la 37ª settimana di gravidanza.

Perché è importante

Previene infezioni neonatali trasmesse durante il parto.

Fa male?

No, è un esame indolore e veloce.

Se è positivo

In travaglio si fa profilassi antibiotica per proteggere il neonato.

È gratuito?

, è nei LEA del Servizio Sanitario Nazionale.



🎧 Ascolta anche il podcast


In questo episodio, l’ostetrica Leandra spiega con calma e chiarezza cos’è il tampone vagino-rettale in gravidanza, quando si fa e cosa succede se il risultato è positivo.


👉 Preferisci ascoltare? Questo episodio del podcast approfondisce il tampone vagino-rettale in gravidanza, spiegando quando si fa e cosa significa un risultato positivo.




Cos’è il tampone vagino rettale e perché si fa in gravidanza


Durante il terzo trimestre, il ginecologo propone spesso il tampone vagino rettale: è un esame semplice ma fondamentale per la salute del tuo bimbo. Serve a individuare lo streptococco beta emolitico di gruppo B (Streptococcus agalactiae), un batterio comune e spesso asintomatico nella mamma, ma che può passare al neonato nel momento del parto vaginale, quando il piccolo attraversa il canale del parto.


Sapere in anticipo se sei portatrice ti permette di prevenire: se il tampone è positivo, in travaglio si somministra un antibiotico sicuro che abbatte il rischio di infezione nel neonato.

ℹ️ Questo test rientra nei LEA: è gratuito e consigliato a tutte tra 36ª–37ª settimana.



Tampone vaginale, rettale o vagino-rettale: che differenza c’è


Molte future mamme fanno confusione tra i vari tipi di tamponi. Ecco uno schema chiaro:


Tipo di tampone

Area analizzata

Quando si fa

A cosa serve

Tampone vaginale

Vagina e cervice

In gravidanza o in presenza di sintomi

Rileva infezioni vaginali (Candida, Gardnerella, ecc.)

Tampone rettale

Retto

In gravidanza (assieme al vaginale)

Individua la presenza di GBS a livello intestinale

Tampone vagino-rettale

Vagina + retto

36ª–37ª settimana

È il test combinato più affidabile per lo Streptococco B

👉 Il tampone vagino-rettale riduce i falsi negativi perché verifica entrambe le aree.



Donna incinta durante esame ostetrico con ostetrica che la prepara al tampone vagino rettale in gravidanza
Esame ostetrico in gravidanza: l’ostetrica accompagna la futura mamma con delicatezza nella preparazione al tampone vagino-rettale.


Come si esegue il tampone vagino rettale (step-by-step)


  1. Ti sdrai come per una visita ginecologica.

  2. L’ostetrica o il ginecologo passa due piccoli bastoncini cotonati: uno in vagina e uno nel retto.

  3. I campioni vengono inviati in laboratorio per la coltura.

  4. In 2–3 giorni ricevi l’esito (positivo/negativo per GBS).


Non fa male ed è molto rapido.💡

Consiglio pratico: nelle 24 ore precedenti evita lavande, ovuli o creme vaginali che potrebbero alterare il risultato.




Streptococco in gravidanza: cosa sapere davvero


Lo Streptococcus agalactiae (GBS) è presente nella flora intestinale e vaginale di circa 15–30% delle donne. Di solito non dà sintomi alla mamma. In assenza di prevenzione, durante il parto può trasmettersi al neonato e (raramente) causare:

  • polmonite neonatale

  • meningite

  • sepsi (infezione del sangue)

La buona notizia? Con tampone e profilassi antibiotica in travaglio, il rischio di malattia nel neonato si riduce quasi a zero.




Tampone vagino-rettale positivo: cosa significa e cosa fare


Un tampone vagino-rettale positivo indica che, al momento dell’esame, sei portatrice dello streptococco beta emolitico di gruppo B (GBS) nella flora vaginale e/o rettale.

Questo non significa che tu sia malata e non vuol dire che il tuo bambino stia male. Si tratta di un batterio molto comune e, nella maggior parte dei casi, del tutto innocuo per la mamma.

Il valore del tampone positivo è che fornisce un’informazione preziosa al team sanitario, permettendo di organizzare il parto nel modo più sicuro possibile e ridurre in modo significativo il rischio di trasmissione al neonato.



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Terapia in travaglio (profilassi antibiotica)


In caso di tampone vagino-rettale positivo, la prevenzione si fa solo durante il travaglio.

In sala parto viene somministrata una profilassi antibiotica per via endovenosa, solitamente con penicillina o ampicillina, a intervalli regolari (circa ogni 4 ore).


Questa terapia:

  • è sicura per il neonato

  • è compatibile con l’allattamento

  • è mirata e temporanea

  • riduce quasi a zero il rischio di infezione neonatale


L’obiettivo è proteggere il bambino nel momento più delicato, cioè durante il passaggio nel canale del parto.


Perché la terapia non viene fatta prima del parto


Questa è una delle domande più frequenti, ed è importante chiarirla con calma.

La profilassi antibiotica non viene effettuata prima del travaglio perché:

  • l’antibiotico non elimina in modo definitivo lo streptococco dalla flora vaginale

  • il batterio può ripresentarsi anche dopo una terapia anticipata

  • assumere antibiotici senza necessità aumenta il rischio di resistenze batteriche

  • si altererebbe inutilmente l’equilibrio della flora vaginale e intestinale


Somministrare l’antibiotico nel momento giusto, cioè durante il travaglio, permette invece di:

  • raggiungere una concentrazione efficace proprio quando serve

  • proteggere il neonato senza trattamenti inutili

  • rispettare il principio di una medicina mirata, prudente e sicura

Esistono alcune eccezioni, come la rottura prematura delle membrane o particolari condizioni cliniche, in cui il medico può decidere di anticipare la profilassi. Ma si tratta sempre di scelte personalizzate, basate sulla situazione specifica della mamma e del bambino.



💗 Un messaggio rassicurante


Sapere di essere positive allo streptococco B non è motivo di ansia, ma un modo per arrivare al parto più preparate e protette.

La profilassi antibiotica in travaglio è una pratica consolidata, sicura ed efficace, che permette alla stragrande maggioranza dei bambini di nascere in perfetta salute.

Conoscere il perché delle scelte mediche aiuta a vivere la gravidanza e il parto con fiducia, consapevolezza e serenità.



Quando si può iniziare la terapia prima del parto


In alcune situazioni particolari, il medico può decidere di anticipare o programmare la profilassi antibiotica, anche prima dell’inizio del travaglio vero e proprio, per ridurre il rischio di trasmissione dello streptococco beta emolitico di gruppo B al neonato.


Questo avviene soprattutto in presenza di specifici fattori di rischio, come:


  • Rottura prematura delle membrane, che espone il bambino ai batteri per un tempo più lungo

  • Febbre materna superiore ai 38 °C, possibile segnale di infezione in atto

  • Urinocoltura positiva per Streptococco B (GBS) durante la gravidanza

  • Parto pretermine, prima della 37ª settimana

  • Precedente neonato con infezione da Streptococco B, situazione che richiede particolare attenzione


In questi casi, la decisione viene sempre presa insieme al team medico, valutando la situazione clinica specifica e scegliendo la strategia più sicura per mamma e bambino.

L’obiettivo resta sempre lo stesso: prevenire in modo efficace, senza interventi inutili, proteggendo il neonato nel momento più delicato della nascita.



Tampone negativo: cosa succede dopo


Quando il tampone vagino-rettale risulta negativo, significa che al momento dell’esame non è presente lo streptococco beta emolitico di gruppo B nel canale del parto.

In questo caso non è necessaria alcuna terapia e il travaglio può svolgersi serenamente, senza profilassi antibiotica specifica.


Il risultato del tampone è considerato valido per circa 5 settimane: se il parto avviene entro questo intervallo di tempo, non è necessario ripetere l’esame.Solo nel caso in cui il parto si verifichi molto oltre questo periodo, il ginecologo valuterà se ripetere il tampone, in base alla situazione clinica.

Per la maggior parte delle future mamme, un tampone negativo rappresenta semplicemente un pensiero in meno e un passo in più verso un parto vissuto con tranquillità e consapevolezza.




Fattori di rischio che aumentano la probabilità di positività o di trasmissione


Esistono alcune situazioni che possono aumentare il rischio di positività allo streptococco beta emolitico di gruppo B o la probabilità di trasmissione al neonato durante il parto. Conoscerle non serve a creare allarmismi, ma ad aiutare il team di cura a scegliere la gestione più sicura e personalizzata.


I principali fattori di rischio sono:


  • Rottura prolungata delle membrane (superiore alle 18 ore), che aumenta il tempo di esposizione del neonato ai batteri

  • Parto pretermine o neonato con basso peso alla nascita, condizioni in cui il sistema immunitario è più immaturo

  • Febbre materna durante il travaglio, possibile segnale di infezione in corso

  • Urinocoltura materna positiva per Streptococco B durante la gravidanza

  • Infezioni vaginali ricorrenti, che possono alterare l’equilibrio della flora vaginale


In presenza di uno o più di questi fattori, anche in assenza del tampone o con tampone negativo, il medico può valutare l’opportunità di una profilassi antibiotica in travaglio, sempre nell’ottica di proteggere il neonato nel modo più semplice e sicuro possibile.



Parla l’esperta 👩‍⚕️

“Il tampone vagino-rettale è un piccolo esame che fa una grande differenza. Come ostetrica, consiglio sempre alle future mamme di affrontarlo con tranquillità: non è doloroso, non è invasivo, e può prevenire problemi importanti al neonato. Sapere di avere un tampone vaginale positivo in gravidanza per  di Streptococco B non è motivo di ansia, ma un modo per prepararsi al meglio al parto con la giusta prevenzione.”



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Taglio cesareo e tampone vagino-rettale: quando serve davvero


Una delle domande che mi sento fare più spesso dalle future mamme è questa: “Se so già che farò il taglio cesareo, devo comunque fare il tampone vagino-rettale?”

La risposta, nella maggior parte dei casi, è no. Ma, come spesso accade in gravidanza, ci sono alcune eccezioni importanti che è bene conoscere, per vivere tutto con serenità e consapevolezza.



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Quando il tampone NON serve in caso di taglio cesareo


Se il taglio cesareo è programmato e viene eseguito prima dell’inizio del travaglio,

con membrane ancora integre, il tampone vagino-rettale non è necessario.


Questo perché:

  • il bambino non attraversa il canale vaginale

  • non entra in contatto con la flora vaginale o rettale

  • il rischio di trasmissione dello streptococco beta emolitico di gruppo B è praticamente nullo

In queste situazioni, non è indicata la profilassi antibiotica specifica per lo streptococco, perché semplicemente non serve.



Quando invece il tampone (o la profilassi) diventa importante


Ci sono però alcune condizioni in cui, anche in caso di taglio cesareo, è necessaria maggiore attenzione.

In particolare, la profilassi antibiotica è indicata se:

  • le membrane si sono rotte prima dell’intervento

  • il travaglio è già iniziato

  • il cesareo avviene d’urgenza dopo ore di travaglio

  • la mamma è risultata positiva allo streptococco durante la gravidanza

In questi casi, infatti, il bambino può essere già entrato in contatto con il batterio,ed è quindi corretto proteggere il neonato con l’antibiotico durante il parto.


E se non ho fatto il tampone ma parto con cesareo d’urgenza?


Può succedere, ed è importante saperlo. Se non è stato eseguito il tampone vagino-rettale e il parto avviene in condizioni di rischio(per esempio dopo la rottura delle acque o con febbre materna),il team medico valuterà la profilassi antibiotica in modo preventivo, seguendo protocolli ben definiti.

Questo significa che anche in assenza del tampone, la sicurezza del neonato viene comunque tutelata.

 



Cosa succede se non si esegue il tampone vagino-rettale in gravidanza


Può capitare, per diversi motivi, di non riuscire a eseguire il tampone vagino-rettale entro la 36ª–37ª settimana di gravidanza. A volte il parto arriva prima del previsto, altre volte l’esame viene semplicemente rimandato o dimenticato. In questi casi, è importante sapere che non sei “scoperta” né a rischio automatico.


Se il tampone non è stato eseguito, durante il parto il personale sanitario valuterà la situazione clinica e la presenza di eventuali fattori di rischio. In particolare, la profilassi antibiotica in travaglio viene presa in considerazione se sono presenti condizioni come:

  • rottura delle membrane da più di 18 ore

  • febbre materna durante il travaglio

  • parto pretermine

  • urinocoltura positiva per Streptococco B in gravidanza

  • precedente neonato con infezione da streptococco


In queste situazioni, l’antibiotico viene somministrato in modo preventivo, anche senza il risultato del tampone, per proteggere il neonato.

Se invece il parto avviene senza fattori di rischio, e in particolare con taglio cesareo prima dell’inizio del travaglio e con membrane integre, la profilassi non è necessaria.

Questo significa che non fare il tampone non equivale a mettere in pericolo il bambino: esistono protocolli chiari e condivisi che permettono ai medici di agire in sicurezza anche in assenza dell’esame.

Il messaggio più importante è questo :il tampone vagino-rettale è uno strumento di prevenzione molto utile, ma la gestione del parto è sempre personalizzata, pensata per tutelare mamma e neonato in ogni situazione.




Parto senza terapia antibiotica: cosa succede se non c’è tempo di farla


In alcune situazioni può capitare che, pur in presenza di un tampone vagino-rettale positivo o in assenza del risultato del tampone, non ci sia il tempo materiale per effettuare la profilassi antibiotica in travaglio.


Succede, ad esempio, in caso di:


  • parto precipitoso, molto rapido

  • travaglio che evolve in poche ore

  • arrivo in ospedale a dilatazione già avanzata

È importante sapere che questa eventualità è ben conosciuta e prevista nei protocolli ostetrici e neonatologici.



Cosa significa per il neonato


Se il parto avviene senza che sia stato possibile somministrare l’antibiotico, il neonato non viene automaticamente considerato malato.

Quello che cambia è la modalità di sorveglianza dopo la nascita.


Il bambino viene:

  • monitorato con maggiore attenzione nelle prime ore o giorni di vita

  • sottoposto a valutazione clinica accurata (respiro, temperatura, alimentazione, colorito)

  • eventualmente a esami del sangue, come PCR ed emocromo, se indicato



Quando viene iniziata una terapia nel neonato


Se il neonato:

  • presenta segni clinici sospetti, oppure

  • mostra alterazioni degli esami

il team neonatologico può decidere di iniziare una terapia antibiotica preventiva, anche in assenza di una diagnosi certa.


Questo approccio prudente consente di intervenire tempestivamente, evitando che un’infezione possa evolvere.


Nella maggior parte dei casi:


  • gli esami risultano rassicuranti

  • la terapia viene sospesa dopo pochi giorni

  • il neonato sta bene e non sviluppa complicazioni


Un messaggio rassicurante per le mamme


Un parto rapido può sorprendere, ma non significa essere impreparate o in pericolo. Anche quando non è possibile effettuare la profilassi antibiotica in travaglio, esistono strategie efficaci di controllo e prevenzione dopo la nascita.


La cosa più importante è sapere che:

  • il rischio di infezione resta basso

  • i controlli servono a proteggere, non a creare allarme

  • la grande maggioranza dei bambini nasce e cresce in perfetta salute

La prevenzione non è fatta solo di farmaci, ma anche di attenzione, osservazione e cura.




Altri possibili risultati dei tamponi (oltre allo Streptococco B)


Il tampone vaginale o vagino rettale può segnalare anche altri microrganismi. Non sempre è qualcosa di grave: spesso indicano alterazioni della flora che si gestiscono facilmente con il ginecologo.



Microrganismo rilevato

Significato clinico

Cosa fare

Candida albicans (miceti)

Candidiasi: prurito, perdite biancastre

Antimicotico locale/sistemico su prescrizione

Gardnerella vaginalis

Vaginosi batterica: cattivo odore, perdite grigie

Antibiotico specifico e probiotici se indicati

Klebsiella pneumoniae

Batterio intestinale opportunista

Antibiogramma e antibiotico mirato se sintomi

Escherichia coli

Flora intestinale; talvolta coinvolta in vaginiti

Trattamento solo se sintomatico e su indicazione

Stafilococchi / Streptococchi non-B

Possibile flora mista

Spesso non patologica: valutazione clinica

Lattobacilli

Flora vaginale protettiva

Nessuna terapia; è un buon segno



💬 Ricorda: non tutti i batteri richiedono cura. Il medico interpreta il referto in base a sintomi, settimana di gravidanza e storia clinica.



Fattori di rischio


Esistono alcune condizioni che aumentano la probabilità di positività allo streptococco beta emolitico di gruppo B o il rischio di trasmissione al neonato durante il parto. Conoscerle non serve a creare allarmismi, ma ad aiutare mamma e operatori sanitari a prestare maggiore attenzione in situazioni specifiche.


I principali fattori di rischio sono:


  • Rottura prolungata delle membrane (oltre 18 ore), che aumenta il tempo di esposizione del neonato ai batteri

  • Febbre materna durante il travaglio (temperatura superiore a 38 °C), possibile segnale di infezione

  • Parto pretermine o neonato con basso peso alla nascita, condizioni in cui il sistema immunitario è più immaturo

  • Urinocoltura positiva per Streptococco B durante la gravidanza

  • Infezioni vaginali ricorrenti, che possono alterare l’equilibrio della flora vaginale


In presenza di uno o più di questi fattori, il medico valuterà con maggiore attenzione la gestione del parto e l’eventuale necessità di una profilassi antibiotica, sempre in base alla situazione clinica specifica.

Questo approccio permette di personalizzare le cure, evitando interventi inutili e garantendo al neonato la massima protezione possibile.


Streptococco nel neonato: controlli e prevenzione dopo il parto


Se durante la gravidanza sei risultata positiva allo streptococco beta emolitico di gruppo B, dopo la nascita il tuo bambino verrà monitorato con attenzione e delicatezza, soprattutto nelle prime ore o nei primi giorni di vita.

I controlli fanno parte della normale assistenza neonatale e hanno l’obiettivo di intercettare precocemente qualsiasi segnale, anche minimo, per intervenire subito se necessario.


In base alla situazione clinica, il personale sanitario può effettuare:


  • un’osservazione clinica accurata, controllando respiro, temperatura corporea, colorito e modalità di alimentazione

  • piccoli prelievi ematici, se indicati, per valutare eventuali segni di infezione

  • il dosaggio della PCR (Proteina C Reattiva), un esame del sangue che aiuta a individuare la presenza di uno stato infiammatorio o infettivo



Cos’è la PCR nel neonato e perché viene controllata


La PCR è un indicatore che aumenta in presenza di infezioni o infiammazioni. Nel neonato non serve a fare una diagnosi da sola, ma è uno strumento di supporto che viene sempre interpretato insieme ai segni clinici.


  • Una PCR normale è un segnale rassicurante

  • Una PCR aumentata indica la necessità di approfondire e monitorare il bambino più da vicino



Cosa succede se la PCR del neonato è positiva


Se la PCR risulta elevata o se il neonato mostra segni clinici sospetti, il team neonatologico può decidere di:

  • eseguire ulteriori accertamenti

  • iniziare una terapia antibiotica preventiva, spesso in attesa dei risultati definitivi

  • prolungare l’osservazione per garantire la massima sicurezza


È importante sapere che, in questi casi, la terapia antibiotica viene avviata per precauzione, spesso prima ancora che si sviluppi una vera infezione. Questo approccio consente di proteggere il neonato in modo tempestivo, evitando complicazioni.

Nella maggior parte dei casi, gli esami successivi risultano rassicuranti e la terapia può essere sospesa dopo pochi giorni.



Un messaggio rassicurante per i genitori


Grazie alla profilassi antibiotica effettuata in travaglio e ai controlli neonatali, la stragrande maggioranza dei bambini sta bene e non sviluppa alcuna infezione.

La prevenzione funziona. I controlli non servono a “cercare problemi”, ma a garantire al tuo bambino il miglior inizio possibile, permettendoti di vivere le prime ore insieme con maggiore serenità e fiducia.



FAQ – Domande frequenti sul tampone vaginale rettale



1️⃣ Il tampone vagino-rettale in gravidanza fa male?

No, è un esame rapido e indolore. Può dare un leggero fastidio, ma dura pochi secondi e non comporta alcun rischio per mamma o bambino.


2️⃣ Quando si fa il tampone in gravidanza?

Il tampone si esegue tra la 36ª e la 37ª settimana di gravidanza, periodo in cui il risultato è più attendibile fino al momento del parto.


3️⃣ Cosa significa tampone vagino-rettale positivo allo Streptococco B?

Un tampone positivo indica la presenza dello streptococco beta emolitico di gruppo B. In travaglio viene somministrato un antibiotico endovena per evitare il contagio al neonato.


4️⃣ Il tampone vaginale e rettale è obbligatorio in gravidanza?

Non è obbligatorio per legge, ma è fortemente raccomandato da tutte le linee guida ostetriche italiane perché riduce il rischio di infezioni neonatali.


5️⃣ Come si esegue il tampone vagino-rettale?

Il ginecologo o l’ostetrica inseriscono un piccolo bastoncino cotonato in vagina e nel retto per raccogliere un campione. È una procedura veloce e non invasiva.


6️⃣ Serve il tampone anche se si partorisce con taglio cesareo?

Solo se le membrane si sono rotte prima dell’intervento. In tutti gli altri casi, la profilassi antibiotica non è necessaria.


7️⃣ Il tampone vaginale in gravidanza è gratuito?

Sì, il tampone è gratuito perché incluso tra gli esami previsti dai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) nel terzo trimestre di gravidanza.


8️⃣ Quanto tempo serve per avere i risultati dei tamponi vagino rettali?

Di solito l’esito è disponibile entro 48–72 ore. Il referto indicherà se sei positiva o negativa allo Streptococco B.




Conclusione: un piccolo gesto per una grande sicurezza


Il tampone vagino-rettale in gravidanza è un esame semplice, veloce e gratuito che ti aiuta a proteggere il tuo bambino. Affrontarlo con serenità significa parto più sicuro e maggiore consapevolezza.

🩷 Un piccolo gesto oggi, per la sicurezza di domani.



🔗 Fonte ufficiale e utile per approfondire:


Trascrizione del podcast: tampone vagino-rettale in gravidanza


Di seguito trovi la trascrizione completa dell’episodio del podcast dedicato al tampone vagino-rettale in gravidanza, in cui l’ostetrica Leandra spiega con calma e chiarezza quando si fa, a cosa serve e cosa significa un risultato positivo.


Ciao mamma, oggi voglio prendermi un po’ di tempo per parlarti con calma, con quella voce che rassicura e abbraccia, di un piccolo esame che a fine gravidanza può far nascere tante domande: il tampone vagino-rettale.

È un argomento che spesso arriva quasi in punta di piedi, verso la fine del percorso, quando sei già concentrata sul parto, sulla borsa dell’ospedale, sui calcetti del tuo bimbo che diventano sempre più forti. E poi, tra un controllo e l’altro, il ginecologo ti dice: “È il momento di fare il tampone vagino-rettale.”

E tu magari ti chiedi: “Cosa sarà? È fastidioso? Perché serve? Cosa succede se è positivo? ”Oggi risponderemo a tutto, passo dopo passo, come se fossimo in studio insieme, con calma e dolcezza.

Il tampone vagino-rettale è un piccolo esame microbiologico che si esegue tra la 36ª e la 37ª settimana di gravidanza.Serve a rilevare la presenza di un batterio chiamato Streptococcus agalactiae, o più semplicemente streptococco beta emolitico di gruppo B.È un batterio molto comune, che vive naturalmente nell’intestino e talvolta nella vagina di molte donne. Non è un’infezione, non è qualcosa di “sporco” o preoccupante: è semplicemente parte della flora batterica umana.

Nella maggior parte dei casi, questo batterio è innocuo per te. Ma durante il parto, quando il bambino attraversa il canale vaginale, può entrare in contatto con esso. E nei neonati, che ancora non hanno un sistema immunitario maturo, può — in rari casi — causare infezioni come meningite, polmonite o sepsi.

Non succede quasi mai, ma la prevenzione è la chiave. Il tampone ci serve proprio per sapere in anticipo se il batterio è presente e, in caso positivo, agire tempestivamente.

Molte donne mi dicono: “Leandra, ma è doloroso? Devo prepararmi in qualche modo? ”E io sorrido sempre, perché è davvero un esame molto più semplice di quanto sembri. Si effettua come una normale visita ginecologica. Il ginecologo o l’ostetrica utilizza un piccolo bastoncino cotonato sterile e raccoglie un campione, prima nella vagina e poi nel retto. Non c’è dolore, solo un leggerissimo fastidio che dura un attimo. È tutto qui.

Non serve nessuna preparazione particolare: ti basta evitare lavande vaginali, ovuli o creme nelle 24 ore precedenti, così il campione sarà naturale e affidabile.

Il tampone viene poi inviato in laboratorio, e nel giro di due o tre giorni si ottiene il risultato: positivo o negativo per Streptococco B.

Se il tampone è negativo, ottimo: significa che il tuo canale del parto non contiene il batterio e puoi affrontare la nascita senza alcuna precauzione particolare. Il risultato resta valido per circa 5 settimane, quindi copre tranquillamente il periodo fino al parto.

Se invece il tampone è positivo, non preoccuparti. Non è un’infezione, non è un problema di igiene e non è nulla che tu abbia “preso”. Semplicemente, in quel momento, sei portatrice del batterio.

Cosa succede allora? Durante il travaglio, ti verrà somministrato un antibiotico per via endovenosa — di solito penicillina o ampicillina — ogni quattro ore. Questo serve a impedire che il batterio venga trasmesso al bambino durante il parto. È una terapia sicura, efficace, e non interferisce con l’allattamento.

Non serve fare alcuna cura prima del travaglio, perché l’antibiotico in gravidanza non elimina definitivamente il batterio e rischierebbe solo di renderlo più resistente. Per questo, la profilassi viene fatta solo durante il travaglio, nel momento in cui serve davvero.

Se invece il parto avviene con taglio cesareo, la profilassi non è necessaria, a meno che le membrane si siano rotte prima dell’intervento.

Vedi? Tutto è semplice, logico, pensato per la sicurezza del tuo bambino.

A volte, oltre allo Streptococco, il tampone può rivelare altri microrganismi, come Candida albicans, Gardnerella vaginalis, Klebsiella o Escherichia coli. Non sempre sono patologici, spesso indicano solo una piccola alterazione della flora vaginale. Il ginecologo interpreterà il risultato in base ai tuoi sintomi e alla fase della gravidanza. E se servisse una terapia, sarà mirata, delicata e sicura.

Anzi, in un certo senso, il tampone può darti un quadro completo del tuo equilibrio vaginale. Sapere che ci sono lattobacilli, per esempio, è una buona notizia: sono i batteri “buoni” che proteggono naturalmente la vagina.

Parliamo un momento dello Streptococco B, per conoscerlo meglio. Circa una donna su quattro è portatrice, e nella maggior parte dei casi non se ne accorge. È presente nell’intestino e, occasionalmente, nella vagina. Non dà sintomi, non provoca bruciore, prurito o perdite particolari.

Il problema può nascere durante il parto, quando il bambino attraversa il canale vaginale e può entrare in contatto con il batterio. Ma anche in questo caso, solo pochissimi neonati sviluppano un’infezione, e con la profilassi antibiotica, il rischio scende quasi a zero.

Ti dico sempre, cara, che la conoscenza toglie la paura. E sapere queste cose ti permette di affrontare tutto con calma, senza ansie inutili, ma con la consapevolezza che stai facendo tutto ciò che serve per la sicurezza del tuo piccolo.

Ti parlo ora dei fattori di rischio che possono aumentare la possibilità di trasmettere il batterio al neonato. Sono situazioni particolari, come: una rottura prolungata delle membrane (più di 18 ore),una febbre alta durante il travaglio, un’urinocoltura positiva per Streptococco B, oppure la nascita di un neonato prematuro o sottopeso.

In questi casi, anche con tampone negativo, il medico può decidere di fare comunque la profilassi antibiotica in travaglio, per massima sicurezza. È una precauzione, non un allarme. E serve solo a proteggere.

Dopo la nascita, se il tuo tampone era positivo, il neonato sarà semplicemente osservato per le prime ore o giorni di vita. Si controlleranno la temperatura, il respiro, e in alcuni casi verranno eseguiti piccoli prelievi del sangue. Ma nella stragrande maggioranza dei casi, tutto va bene. E quando avrai il tuo bimbo tra le braccia, potrai sentirti serena, sapendo che tutto è andato nel modo giusto.

Molte mamme mi chiedono se il tampone è obbligatorio. La risposta è no: non è obbligatorio per legge, ma è fortemente raccomandato da tutte le linee guida, italiane e internazionali. È un esame incluso nei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza, e quindi gratuito per tutte le donne in gravidanza. Puoi farlo in ospedale, in consultorio o dal tuo ginecologo di fiducia.

Ed è una di quelle cose che ti fanno arrivare al parto con un pensiero in meno. Un piccolo gesto di prevenzione, che vale tantissimo.

Cara, a volte la maternità sembra fatta di montagne da scalare: esami, controlli, appuntamenti, referti, informazioni contrastanti. Ma la verità è che la gravidanza è anche fatta di piccoli gesti quotidiani che costruiscono sicurezza. E questo tampone ne è un esempio perfetto.

È un atto di fiducia verso la medicina, ma anche verso te stessa.Perché quando scegli di farlo, stai dicendo:“Voglio essere pronta. Voglio proteggere il mio bambino. Voglio vivere questo momento con serenità.”

Io lo vedo ogni giorno: le mamme arrivano spaventate, magari imbarazzate,e poi, una volta fatto, sorridono e dicono:“Era tutto qui? È stato più facile di quanto pensassi.”

E ogni volta penso che sì, il tampone è un piccolo gesto,ma ha un grande significato.È prevenzione, ma anche amore.È consapevolezza, ma anche tenerezza.

A volte dico alle mie mamme di fare un piccolo esercizio, come quello che propongo anche a te ora:metti una mano sulla tua pancia.Respira.Senti il tuo bambino muoversi, la vita che cresce dentro di te.Ogni respiro che fai è già una forma di cura.E ogni esame che affronti, ogni informazione che cerchi, ogni dubbio che sciogli,è un modo per dirgli: “Io mi prendo cura di te, sempre.”

Il tampone vagino-rettale è uno di quei gesti che sembrano insignificanti, ma fanno la differenza.Come mettere la cintura prima di guidare.Come lavarsi le mani prima di cucinare.Come abbracciare chi ami ogni volta che puoi.

È una piccola abitudine che protegge la vita.

E allora sì, è giusto farlo, parlarne, conoscerlo.Perché più conosci, meno temi.E meno temi, più vivi questo periodo con leggerezza e fiducia.

Il mio consiglio, come ostetrica e come donna,è di affrontarlo con calma, con serenità, con la consapevolezza che ogni passo, anche il più piccolo,ti avvicina al momento più bello: incontrare il tuo bambino.

Ti ringrazio per avermi ascoltata.So che il tempo in gravidanza è pieno, denso, emotivo.Ma se hai dedicato questi minuti a capire meglio cos’è il tampone vagino-rettale,hai già fatto un passo in più verso una maternità consapevole e serena.

Ti abbraccio forte, con la dolcezza di chi ha visto nascere tanti bambini e sa che dietro ogni mamma c’è sempre una storia unica, piena di amore, forza e coraggio.

Ti auguro un parto dolce, un bambino sano ,e un cuore pieno di luce.

Ricorda sempre: un piccolo gesto oggi, per la sicurezza di domani. 

Al prossimo episodio


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